lunedì 17 ottobre 2011

Intervento di Gianluca Tocco al Consiglio Comunale del 17-10-2011 in merito alle Linee Programmatiche di mandato della giunta Perseu.



Ecco il contenuto, abbastanza fedele, del mio intervento:

"Ho letto con attenzione le linee programmatiche di mandato di questa giunta...e il primo aspetto che mi ha colpito è l’eccezionale similitudine, se non coincidenza, con il programma presentato nel corso della campagna elettorale tenutasi mesi fa. Queste linee programmatiche fissano un serie di obbiettivi, alcuni peraltro condivisibili, senza però dare una tempistica, senza dare delle scadenze, senza spiegare come certi obbiettivi debbano essere raggiunti e con quali passi e modalità.
Ritengo opportuno fermarmi su alcuni aspetti in particolare.

Per quanto concerne le politiche giovanili, la considerazione che faccio a malincuore è che tale argomento sia affrontato in modo da apparire quasi come un argomento di contorno e non prioritario...un argomento che invece avrebbe meritato a mio avviso un paragrafo appositamente dedicato nelle linee programmatiche, e che invece è stato accorpato ad altre tematiche.
Ciò che mi impressiona, e mi spaventa, è che la percezione di “politiche giovanili” che traspare dal contenuto delle linee programmatiche sembra corrispondere unicamente all’avvicinamento dei giovani alla politica, tant’è vero che uno degli obbiettivi prefissati nel testo è il loro coinvolgimento nelle iniziative e nelle attività istituzionali, con l’istituzione del consiglio comunale dei giovani.
Anche i cavalli di battaglia di quest’amministrazione, già durante la campagna elettorale, erano tre: famiglia, innovazione e lavoro. Nessuna menzione per i giovani quindi...eppure si parla tanto di futuro, dimenticandosi troppo spesso che futuro e giovani sono un'omonimia, un binomio inscindibile.
Nelle linee programmatiche, signor Sindaco, lei riconosce il contributo che i giovani hanno dedicato con i loro studi e sacrifici e col loro entusiasmo per mantenere alto il livello della cultura cittadina. Purtroppo però non si può far finta che per tutti i giovani sia stato così, anzi sono una minima parte i giovani che hanno avuto la fortuna di poter restare qua e mettere a disposizione la loro professionalità e le loro competenze e di costruirsi quindi un futuro ad Iglesias... la stragrande maggioranza dei giovani iglesienti è costretta ad andarsene via da qua e quest'allontanamento quasi forzato, imposto dall’assenza di lavoro e di PROSPETTIVE, permane anche dopo che la loro formazione accademica e professionale è avvenuta lontano dalla Sardegna. Quindi questi giovani, queste eccellenze non stanno arricchendo Iglesias ma QUALSIASI ALTRO POSTO tranne Iglesias.
E’ in particolare a questi giovani che il centrosinistra, durante la campagna elettorale e nel suo programma, ha deciso di rivolgersi, esuli incolpevoli di una situazione che ha fatto radicare nella mentalità di troppa gente che essi sono un problema, un peso, perchè non si riesce a trovare loro una collocazione nel tessuto sociale.
Questi giovani hanno bisogno di risposte concrete, di prospettive e non di promesse: nelle linee programmatiche si parla della creazione di posti di lavoro solidi, qualificati e altamente motivanti per i giovani, ma appare una vaga promessa, una promessa che i giovani sono stanchi di sentire quando invece avrebbero bisogno di certezze, piccole certezze magari, ma certezze che mettano in moto un meccanismo che per troppo a lungo è rimasto immobile.
Pertanto, ci saremmo aspettati (e i giovani come noi) che il Comune avrebbe pianificato azioni concrete per riportare questi giovani ad Iglesias e valorizzare le loro professionalità, capacità e formazione accademica, arricchendo veramente e concretamente la nostra città.

Analizzando le linee programmatiche, si fa menzione dei giovani quando si parla di valorizzazione dello sport in città per promuovere nuove modalità di socializzazione e prevenzione del disagio giovanile. Modalità che, a dire il vero, sono vecchie come è vecchio il mondo, per quanto sempre importanti.

Si parla dello skatepark : la questione skatepark era stata affrontata già da anni. I giovani Iglesienti che praticano questo sport, costretti a farlo in luoghi non adatti e "di fortuna", avevano presentato varie proposte ma non erano stati ascoltati. Durante l'amministrazione di centro-sinistra precedente era stata messa in pratica un'idea innovativa che ha portato al coinvolgimento della facoltà di architettura dell'Università degli studi di Cagliari, con una collaborazione che ha valorizzato le competenze di chi ha studiato e si è realizzato, che ha portato a un concorso di idee e a un bando pubblico, con una borsa di studio di 750 euro per il vincitore, che li ha utilizzati per la preparazione di un progetto per lo skatepark in città.
Il progetto, diventato proprietà del Comune di Iglesias, è depositato da un anno e mezzo negli uffici tecnici del Comune, me varie difficoltà hanno impedito di tradurlo in un progetto esecutivo.

Più di recente la provincia del Sulcis Iglesiente ha pubblicato un bando per la creazione di punti sport. Il Comune di Iglesias ha partecipato e inserito lo skatepark in questo progetto, per cui ha ricevuto ben 50000 euro.
Insomma, è tutto pronto da tempo per la realizzazione di questo progetto nato dall'impegno della precedente amministrazione di centro-sinistra, e ci si aspetta che venga finalmente portato a compimento per questi ragazzi che lo aspettano da ormai troppi anni.

Vorremmo sapere cosa sta facendo il Comune per i bandi messi a disposizione dall’Unione Europea e dall’Anci.
Inoltre, la cittadinanza ha diritto di sapere che fine hanno fatto i progetti pronti ed esecutivi come la Sala Musicale presso l'Ex Mattatoio, il progetto esecutivo per il Centro Giovanile Comunale in Via Diana, il bando sulla concessione contributi sullo sviluppo di attività associative giovanili, in cui i giovani avrebbero potuto presentare una proposta per un evento da organizzare, con ben 10000 euro messi a disposizione dal comune..tutti progetti che sono pronti da tempo e su cui si è lavorato in precedenza, e che aspettano solo di essere attuati. Progetti che danno la possibilità ai giovani con idee valide di portarle avanti e di metterle a disposizione dell’intera collettività.
Un’altro dei cavalli di battaglia del centrodestra in città è stato un presunto “vuoto amministrativo” riferito non solo all’anno di commissariamento da voi voluto, ma ai cinque anni di giunta Carta. Prendiamo atto quindi che l’amministrazione, slogan a parte, abbia verificato la validità del lavoro fatto da chi li ha preceduti e dei progetti che sono già depositati e aspettano solo di essere finanziati e realizzati.

Nel programma si parla di valorizzare sport come il soft air. Vorrei evidenziare che il soft air, chiamato anche guerra simulata, è uno sport che non ha bisogno di grandi incentivi da parte dal Comune, e parlo con cognizione di causa perchè ho fatto parte del direttivo di associazioni che lavoravano in contesti simili seppur meno “bellici”. E’ come se il Comune dicesse “vi metto a disposizione un bosco per le vostre partite di soft air”, cosa che peraltro avviene già perchè le associazioni di soft air devono avere previa autorizzazione dall’ente foreste o comunque dall’ente competente.

C’è un altro passaggio delle linee programmatiche che mi ha lasciato sbigottito. Nell’era del turismo sostenibile, in cui l’uomo finalmente ha preso coscienza che fare turismo senza cementificare selvaggiamente le coste si può e si deve fare, che esiste un tipo di turismo sostenibile che è la vera chiave per raggiungere il connubio sviluppo/rispetto per l’ambiente... qui si parla di creazione di campi da golf nell’area costiera come soluzione idonea per la destagionalizzazione del turismo.

Mi chiedo francamente se nel 2011, perchè siamo nel 2011 e non negli anni ’70, possiamo permetterci di far finta di nulla su ciò che è avvenuto con la cementificazione dissennata delle aree costiere in altre zone della Sardegna e d’Italia, e anzichè prendere esempio da modelli di turismo sostenibile che FUNZIONANO e che hanno VERAMENTE creato sviluppo per la popolazione LOCALE, e non per pochi, stiamo ancora a parlare di un tipo di turismo che non porta nessun arricchimento per il territorio e i suoi abitanti, ma solo gravi problemi e conseguenze.

Vi cito giusto qualche esempio per cui parlare di campi da golf nella costa di Iglesias è curiosamente fuori luogo :

Ogni campo in media (18 buche) si porta via (in consumo territoriale) dai cinquanta ai sessanta ettari, ed è l’ennesimo tentativo di mascherare o giustificare una cementificazione selvaggia parlando di edilizia come “principale volano di sviluppo” della Sardegna, senza NESSUN riguardo per l’ambiente, per il paesaggio, per le economie agro-pastorali, per la cultura e la tradizione sarda.
E’ solamente un mezzo per soddisfare gli interessi di pochi, e interessi economici lontani dagli iglesienti e ovviamente in barba alle molteplici esigenze delle popolazioni residenti.
Questa logica è stata già imposta in Sardegna come possibilità di “sviluppo” e in 50 anni ha prodotto ogni sorta di distruzione territoriale, ambientale, culturale ed economica, e i sardi si sono ritrovati fortemente impoveriti tra le macerie del “post-sviluppo”, perdendo in alcuni casi la loro stessa identità di popolo.
Si parla solo di volumetrie, nemmeno per alberghi, ma per immobili. Non ci sono agevolazioni ma favori, e tanto cemento da costruire in concomitanza coi campi.
Un altro dato rilevante é rappresentato dalla constatazione che la crescita degli impianti di gioco, anche lo scorso anno, é stata di gran lunga superiore alla crescita dei giocatori, che son rimasti tali e quali. Quindi più crescono i campi da golf, più ciò di cui parliamo diventa un settore elitario e per pochi che possono permettersi gli elevati costi di attrezzatura e affitto del campo. Quindi, stamo in buona sostanza parlando di fagocitare il territorio per creare qualcosa che verrà utilizzato poco e da pochi.
Oltre a tutto ciò, i campi da golf utilizzano un quantitativo d’acqua irrigua IMMENSO, indispensabile per mantenere un’adeguata crescita della vegetazione nelle aree di gioco.
Secondo una stima fatta non da un qualunque bastian contrario ecologista, ma dall’Associazione Europea del Golf, OGNI campo da golf consuma in media 2.000 metri cubi d’acqua al giorno. Ovvero ogni 24 ore un percorso si “beve” la stessa quantità d’acqua consumata da un paese di 8.000 abitanti.
A tutto questo aggiungiamo che sarebbe curioso scoprire COME ci si dovrebbe approvvigionare nei periodi di siccità visto che l’Art. 28 della legge n° 36 del 1994 in situazioni di scarsa risorsa idrica (tipica della Sardegna), recita che “…l’acqua deve essere assicurata dopo il consumo umano, all’agricoltura” e basta.

Una brillante soluzione adoperata dai promotori del golf nei campi situati in prossimità della costa, come nel nostro caso, è stata quella di lavorare in maniera autosufficiente con trivellazioni per la creazione di pozzi, in modo tale da non utilizzare l’acqua di dighe, acquedotti o condotte. In realtà questa soluzione si è rivelata poco brillante e comporta un ulteriore grave rischio ambientale: infatti viene completamente ignorato che le eventuali trivellazioni per pozzi sono causa diretta di un aumento di percentuale di sale nell’acqua della falda acquifera preesistente. E’ il cosiddetto fenomeno di salinizzazione delle acque potabili e per uso civile, ampiamente studiato nelle sedi universitarie e conosciuto in tutte le aree pre-desertiche e mediterranee.

Non parliamo poi di rischio inquinamento: per il mantenimento del “green” del campo da golf sono largamente e abbondantemente utilizzati pesticidi, diserbanti e fertilizzanti. Uno studio del settimanale New Scientist mostra che in un campo da golf si impiega mediamente una tonnellata e mezzo di prodotti chimici all’anno, una quantità superiore di 8 volte a quella utilizzata per i campi di riso.

La costa di Nebida e Masua è al giorno d’oggi un sito di interesse comunitario, e peraltro è implicita la tutela della flora e della fauna autoctona, un po’ difficile da portare avanti costruendoci dei campi da golf.
La costa di Iglesias ha la fortuna, dovuta in gran parte “grazie” allo sfruttamento minerario, di essere una costa “vergine” dal punto di vista della cementificazione. Abbiamo troppi esempi in Sardegna di cementificazione dissennata che ha rovinato permanentemente zone splendide e immacolate. Pertanto l’amministrazione vigente ha la GRANDISSIMA responsabilità duplice di dover predisporre un piano per lo sfruttamento turistico che sia REALMENTE sostenibile, dando allo stesso tempo una prospettiva di lavoro e di sviluppo che abbia un reale rientro nell’economia locale e nelle tasche di chi in questi luoghi ci vive durante tutto l’anno.
Il turista che sceglie la nostra zona lo fa in maniera consapevole: consapevole di trovare una zona che sia ancora “vera Sardegna”, a differenza di altre zone in cui ormai stanno anche scomparendo le sue peculiarità. Sceglie la nostra zona per la sua millenaria e tipica storia mineraria, e per il binomio “mare/miniere” che la contraddistingue, assieme all’Argentiera, nei confronti di tutte le altre zone dell’isola. La sceglie proprio perchè è lontana anni luce dal tipo di turismo che possiamo trovare in altre zone della Sardegna. E’ a questo tipo di turismo che dobbiamo continuare a rivolgerci, garantendo dei servizi che ancora non sono garantiti o che lasciano molto a desiderare e favorendo l’economia locale (alberghi, ristoranti, b&b...) in maniera tale da portare benessere agli ABITANTI di Iglesias e di Nebida, e non a pochi imprenditori chiamati da chissà dove.
Dobbiamo recuperare le nostre economie tradizionali, bonificare e rinaturalizzare il nostro territorio, frenare la produzione di merci inutili come le costruzioni di case o di villaggi che per dieci mesi all’anno sono vuoti oppure invenduti.
Il tipo di turismo che si associa ai campi da golf è invece un tipo di turismo elitario, settario e che non porterebbe nessun tipo di arricchimento e di benessere alla popolazione residente."

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